Argomenti

martedì 13 maggio 2008

Precariato


Questo mese abbiamo deciso di parlarvi di
precariato, ovvero dell'assenza cronica di un
lavoro stabile, dramma che ormai coinvolge centinaia
di migliaia di lavoratori in italia, e nel
mondo. Molti dotti economisti ci enunciano, dai
loro dorati scranni televisivi, gli innumerevoli
vantaggi che questa “flessibilità” porta
all'economia nazionale. Nessuno però ha mai
chiesto un parere a noi lavoratori, ed è proprio
per questo che noi vi proponiamo questa intervista
a Ferrari Gianluca, di Voghera. Anni 37,
laureato in economia e commercio, per farci
raccontare con lucida freddezza come, oggi, si
vive da precari.
- Quanti lavori hai fatto nella tua vita?
Sicuramente più di 10.
- Duarta media di un contratto
Non saprei, il più breve è stato di 3 giorni, il più
lungo nove mesi (in più proroghe da 15 giorni
l’una)
- In un anno quanto riesci a rimanere occupato?
Negli ultimi due anni, che sono stati i più fruttuosi,
non più di sette mesi su dodici. Con ovvie
ripercussioni sul mio reddito, che raramente
supera i 10000 euro lordi annui (NdR: la
retribuzione annua lorda di un operaio di basso
livello è di 16/17000 Euro)
- Sei mai stato iscritto a qualche sindacato?
No: mai avrei pensato di imbattermi in una realtà
lavorativa simile. Anche se ora mi rendo conto
potrebbe essermi utile cercare di capire i miei
diritti da lavoratore interinale.
- Hai mai cercato lavoro nel tuo campo?
Inizialmente sì, ma ormai a causa dell’età e della
mancanza di esperienza sto lasciando perdere, e
accetto tutto quello che capita.
- Ti riconosci/ti senti rappresentato da
qualche partito/movimento?
Attualmente no, in passato in parte
- Quali sono i maggiori problemi che hai
dovuto affrontare?
Non posso avere un’idea di futuro, non ci sono
prospettive, non posso nemmeno chiedere un
finanziamento per la macchina o un mutuo in
banca, persino affittare una casa si è rivelato
un'impresa. Vorrei sposarmi, ho una ragazza da
tanti anni, ma al momento è una scelta che è
necessario continuare a rimandare e non è una
bella cosa. Mi viene da invidiare le generazioni
precedenti alla mia che pur in una dignitosa
povertà hanno avuto una realtà lavorativa
migliore. Come negli anni del boom dove c’era
fiducia nell’avvenire.
- Come vedi il tuo futuro?
Lo vedo male, dimenticata da un pezzo l’idea di
un posto fisso, le speranze si affievoliscono e ti
rassegni a questa mediocrità e alla mancanza di
certezze. È sempre più difficile essere ottimisti
- Quali ritieni siano i motivi per i quali non
ti hanno mai assunto?
Penso che sia dovuto a evidenti limiti strutturali
del mercato del lavoro: ad esempio ho lavorato in
comune con un tempo determinato, senza possibilità
di proroghe nonostante io abbia superato
un concorso. Inoltre c’è un eccesso di lavoro qualificato:
ormai per un posto da impiegato si può
assumere un “ingegnere nucleare” e alla fine
“scansano” le persone normali. Al giorno d’oggi
la laurea non ti porta a nulla: tutti sono laureati e
tutti ci dobbiamo adattare a lavori sottoqualificati.
- Ritieni che la flessibilità abbia aiutato lo
sviluppo in italia?
È scontato dire di no, anche se sono cambiate le
dinamiche mondiali, non so se sia stato un passaggio
obbligato. L’unica cosa ci vorrebbe una
maggiore regolamentazione: vanno tutelate in
primo luogo le persone, la necessità della
flessibilità non può andare a discapito della
dignità di un individuo, ammesso che ci convincano
che serve.
- Per quella è che la tua percezione qualcuno sta
cercando di migliorare questa realtà?
A mio avviso si sta andando verso
un’accettazione fatalistica del precariato.

Nessun commento: