
Particulate Matter 10
Ossia il PM10, articolato fine che invade le nostre strade durante tutto l’anno. Tale sigla, diventata di uso comune, ha per alcuni un significato ancora oscuro.
Iniziamo col dire che il PM10 è un mix di microparticelle solide e liquide in sospensione prodotte principalmente da processi di combustione industriale e veicolare. Nelle città, per esempio, il 60 % della sua provenienza è da attribuirsi al traffico veicolare. L’aereosol di polveri può rimanere in sospensione per diversi giorni una volta emesso e gli unici modi per liberarsene sono il dilavamento (la pioggia) o l’azione del vento.
La loro dimensione è uguale o inferiore ai 10 m (millesimi di metro) e permette loro di penetrare fin nelle zone più interne del nostro apparato respiratorio raggiungendo il sangue e, da qui, tutti i diversi organi periferici dove si accumulano. Tali depositi, col tempo, possono portare allo sviluppo di neoplasie (tumori) o, se accumulati nei vasi sanguigni, all’insorgere di patologie cardiovascolari quali infarti ed ictus.
Un’indagine O.M.S. ha collegato l’incremento della concentrazione di PM10 all’aumento della mortalità: all’aumentare delle polveri di 10 g/m3 (micron di materiale/metro cubo di aria) corrisponde un aumento della mortalità dell’1%. Da altre stime risulta che circa 400 persone all’anno nella sola città di Milano muoiano per cause collegate all’inquinamento da polveri sottili,
Non esiste un limite sotto il quale tale inquinamento non si possa considerare innocuo, ma solo una soglia giornaliera media fissata da una legge europea, 50 g/m3, che è stabilito possa essere oltrepassata per un massimo di 35 giorni in un anno. Ma nella sola Lombardia riusciamo a oltrepassare queste soglie già a fine febbraio, respirando così aria “fuorilegge” mediamente per più di 4 mesi all’anno, con picchi di 150 g/m3 (3 volte fuori legge dunque) raggiunti a Milano questo febbraio.
utile soltanto a ritardare di qualche giorno il puntuale sforamento di febbraio. E’ vero che si è assistito ad una diminuzione del 7 % nei volumi di traffico, ma quanto questo dato risente dell’aumento dei prezzi del combustibile e delle cattive condizioni economiche e quanto della misura adottata dalla giunta Moratti? Altre proposte avanzate dalle giunte di centro-destra in questi anni hanno riguardato il possibile divieto di circolazione dei mezzi pre-euro. Ma attenzione: un mezzo euro 3 diesel emette il doppio in articolato rispetto ad un motore benzina addirittura pre-euro. Sintomatico di ciò è il fatto che a Milano, nonostante la maggior parte delle vetture sia di nuova immatricolazione, i livelli di inquinamento stentino a calare.
Quali quindi le soluzioni? Innanzitutto bisogna cominciare a mettere in discussione il modo in cui oggi utilizziamo le nostre autovetture. A 9 milioni di lombardi corrispondono 7 milioni di immatricolazioni, rapporti impensabili in ogni altra regione europea. Perché così tante macchine? La risposta è da ricercarsi nell’inefficienza del trasporto pubblico-privato riservato ai pendolari (con “Le Nord” campionesse in ritardi e disagi ai passeggeri che spendono inspiegabilmente soldi in affissioni pubblicitarie invece che in potenziamento dei servizi) a cui vanno sommati ulteriori tagli per 70 milioni di euro al sistema ferroviario milanese annunciati dalle autorità locali a seguito di riduzione in voci di spesa in finanziaria. Evidentemente
Ricordiamo inoltre gli interessi nel settore petrolifero del sindaco Moratti, coniugata con Angelo Moratti, petroliere da cui ha ricevuto ingenti finanziamenti durante la campagna elettorale.
Ecco allora spiegati questi miseri “provvedimenti tampone” per la città di Milano (leggi ecopass) a fronte di enormi investimenti in parcheggi sotterranei e nuovi poli direzionali in centro città (leggi Fiera Milano City) che porteranno ad un aumento iperbolico dei volumi di traffico.
Manca inoltre un coordinamento comune nelle politiche anti-inquinamento: il problema è condiviso da tutta l’area padana ed è necessaria l’esistenza di un organo in grado di coordinare tutte le politiche ambientali nel breve e nel lungo periodo. Non ha senso imporre blocchi esclusivi a singole città per singoli periodi se non per scaricarci a turno, vicendevolmente, i nostri gas di scarico.
J.J.
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