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domenica 11 maggio 2008

Inquinamento


Particulate Matter 10

Ossia il PM10, articolato fine che invade le nostre strade durante tutto l’anno. Tale sigla, di­ventata di uso comune, ha per alcuni un signifi­cato ancora oscuro.

Iniziamo col dire che il PM10 è un mix di mi­croparticelle solide e liquide in sospensione pro­dotte principalmente da processi di combustione industriale e veicolare. Nelle città, per esempio, il 60 % della sua provenienza è da attribuirsi al traffico veicolare. L’aereosol di polveri può rima­nere in sospensione per diversi giorni una volta emesso e gli unici modi per liberarsene sono il dilavamento (la pioggia) o l’azione del vento.

La loro dimensione è uguale o inferiore ai 10 m (millesimi di metro) e permette loro di penetrare fin nelle zone più interne del nostro apparato respiratorio raggiungendo il sangue e, da qui, tutti i diversi organi periferici dove si accumula­no. Tali depositi, col tempo, possono portare allo sviluppo di neoplasie (tumori) o, se accumulati nei vasi sanguigni, all’insorgere di patologie car­diovascolari quali infarti ed ictus.

Un’indagine O.M.S. ha collegato l’incremento della concentrazione di PM10 all’aumento della mortalità: all’aumentare delle polveri di 10 g/m3 (micron di materiale/metro cubo di aria) corrisponde un aumento della mortalità dell’1%. Da altre stime risulta che circa 400 persone all’anno nella sola città di Milano muoiano per cause collegate all’inquinamento da polveri sot­tili, 39000 in tutta Italia.

Non esiste un limite sotto il quale tale inqui­namento non si possa considerare innocuo, ma solo una soglia giornaliera media fissata da una legge europea, 50 g/m3, che è stabilito possa essere oltrepassata per un massimo di 35 giorni in un anno. Ma nella sola Lombardia riusciamo a oltrepassare queste soglie già a fine febbraio, re­spirando così aria “fuorilegge” mediamente per più di 4 mesi all’anno, con picchi di 150 g/m3 (3 volte fuori legge dunque) raggiunti a Milano questo febbraio.

utile soltanto a ritardare di qualche giorno il puntuale sforamento di febbraio. E’ vero che si è assistito ad una diminuzione del 7 % nei volu­mi di traffico, ma quanto questo dato risente dell’aumento dei prezzi del combustibile e delle cattive condizioni economiche e quanto della misura adottata dalla giunta Moratti? Al­tre proposte avanzate dalle giunte di centro-destra in questi anni hanno riguardato il possi­bile divieto di circolazione dei mezzi pre-euro. Ma attenzione: un mezzo euro 3 diesel emette il doppio in articolato rispetto ad un motore ben­zina addirittura pre-euro. Sintomatico di ciò è il fatto che a Milano, nonostante la maggior parte delle vetture sia di nuova immatricolazione, i livelli di inquinamento stentino a calare.

Quali quindi le soluzioni? Innanzitutto bisogna cominciare a mettere in discussione il modo in cui oggi utilizziamo le nostre autovetture. A 9 milioni di lombardi corrispondono 7 milioni di immatricolazioni, rapporti impensabili in ogni altra regione europea. Perché così tante macchi­ne? La risposta è da ricercarsi nell’inefficienza del trasporto pubblico-privato riservato ai pendolari (con “Le Nord” campionesse in ritardi e disagi ai passeggeri che spendono inspiegabilmente soldi in affissioni pubblicitarie invece che in potenzia­mento dei servizi) a cui vanno sommati ulteriori tagli per 70 milioni di euro al sistema ferroviario milanese annunciati dalle autorità locali a segui­to di riduzione in voci di spesa in finanziaria. Evidentemente la Regione preferisce impiegare i nostri soldi in grandi arterie autostradali in gra­do solo di acuire la situazione di grave rischio ambientale in cui ci troviamo, a discapito di politiche di potenziamento del trsporto pubblico su rotaia o ecologico.

Ricordiamo inoltre gli interessi nel settore petrolifero del sindaco Moratti, coniugata con Angelo Moratti, petroliere da cui ha ricevuto ingenti finanziamenti durante la campagna elet­torale.

Ecco allora spiegati questi miseri “provvedimen­ti tampone” per la città di Milano (leggi ecopass) a fronte di enormi investimenti in parcheggi sot­terranei e nuovi poli direzionali in centro città (leggi Fiera Milano City) che porteranno ad un aumento iperbolico dei volumi di traffico.

Manca inoltre un coordinamento comune nelle politiche anti-inquinamento: il problema è con­diviso da tutta l’area padana ed è necessaria l’esistenza di un organo in grado di coordinare tutte le politiche ambientali nel breve e nel lungo periodo. Non ha senso imporre blocchi esclusi­vi a singole città per singoli periodi se non per scaricarci a turno, vicendevolmente, i nostri gas di scarico.

J.J.

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